Filosofia, femminismo radicale e la psicologia si intersecano tra loro come i fili che compongono il tappeto orientale di cui parla Cristina Campo nel suo libro Gli imperdonabili e hanno da sempre prodotto in me come in Altre Altri quello che viene chiamato guadagno di libertà e spostamento. E per libertà si intende di pensiero, azione e all’interno delle relazioni politiche, d’amicizia e anche d’amore.
Il femminismo radicale ha portato a uno sconvolgimento delle nostre vite, della vita delle donne e degli uomini e del reale. E anche le relazioni in cui circola amore e sentimenti ne sono interessate. Da quando ho incontrato il pensiero delle donne le mie relazioni sono più appaganti rispetto quelle di prima. Cosa ho capito, cosa è successo?
Non parlo per astrazioni dando consigli giusti, ne vie da seguire uguali per tutte tutti. Ci sono solo spunti di riflessione e ipotesi possibili che ognuna e ognuno di noi può fare suoi ed elaborare personalmente.
CONOSCERSI NEL PROFONDO
E’ abbastanza chiaro intanto che, quando la relazione funziona, c’è un buona armonia di coppia, c’è reciproco amore e rispetto e che il buon funzionamento di una buona relazione risiede nella relazione stessa. Tuttavia anche le singole, i singoli possono fare un lavoro su di sé per migliore le cose. La relazione d’amore è più della somma dei due singoli singole ma se la singola il singolo cambiano cambia anche la relazione. Inizio con il dire che ho imparato che l’amore più grande verso l’altro parte dall’amore per noi stesse stessi. E come dice Paola Leonardi, sociologa, psicoterapeuta e autrice del bellissimo libro Saperi e sapori delle donne si parte dal conoscere intimamente i propri desideri. Sapere quindi bene chi siamo e dove vogliamo andare è necessario a una relazione che voglia essere autentica.
LEGITTIMAZIONE AL DESIDERIO
Ma non basta. Occorre legittimarsi a desiderare, lavoro che si faceva negli incontri di autocoscienza quando le donne prendevano consapevolezza di sé e, all’interno di relazioni forti e trasformative, si legittimavano a desiderare, a metter forza e amore in ciò che volevano, e non sacrificarsi totalmente a mariti, figli ecc. Vivere quindi le proprie passioni seppur con la necessaria mediazione che un legame richiede.
Il desiderio delle donne è stato riscoperto negli anni Settanta con l’autocoscienza Nell’autocoscienza le donne hanno imparato a dirsi e a non farsi dire, sono passate, come ha detto Luisa Muraro nell’incontro Femminismo tremendamente vivo, alla Libreria delle donne, sabato 31 gennaio 2015, da essere soggetti pensati (dagli uomini) a soggetti pensanti. Nel 1966 un gruppo di ragazze all’interno dei collettivi dell’illuminata sinistra erano stufe di sentire parlare solo i maschi, che parlavano anche per loro e di loro. E hanno fatto un gesti di rottura con i gruppi di autocoscienza dove hanno imparato a dirsi con le loro parole a partire da quello che erano e sentivano e in relazioni con altre si sono legittimate il loro sentire.
ACCETTAZIONE DELLA NOSTRA COMPLESSITA’
Ma consapevolezza di sé non riguarda solo i desideri ma anche, come fa notare Paola Leonardi, i sentimenti che alle donne è stato impedito spesso di esprimere, come rabbia, rancore e altro. Questi stati d’animo vanno espressi e vissuti con autenticità, come è necessario viversi sia nelle eccellenze che nei propri limiti liberandosi dalla frustrazione dei non detti.
E poi c’è l’ambivalenza. Una cosa che a me è sempre stata difficile fino a un certo punto della mia vita è stato imparare a tollerarla. Siamo esseri complessi, in un rapporto c’è l’amore verso l’altra i sentimenti ostili dovuti al fatto che l’Altro Altra ci genera inevitabilmente frustrazione. Come ha detto M. Klein il bambino quando è molto piccolo vive una situazione schizoide in cui percepisce fuori di sé la sua parte cattiva, frustrata dovuta alla madre che non è presente sempre. Nella posizione depressiva successiva invece il bimbo capisce che istanze buone e cattive sono dentro di lui. Lui è buono e cattivo allo stesso tempo. Inizialmente il dolore è profondo. Poi in una fase imparerà a tollerare anche le parti sgradevoli di sè
E che dire della nostra tendenza alla socialità e quella all’autonomia, tendenze, parti di noi che non si integrano ma convivono insieme, l’una accanto all’altra, stridendo a volte collidendo? Vado verso l’altra altro desiderando di essere autonoma e desidero essere autonoma andando verso l’altra altro. Autonomia e dipendenza vivono vicine e si alternano e l’integrazione delle due istanze è difficile se non impossibile.
SENZA DI TE
Cosa può aiutare ancora se stesse e la relazione? Senz’altro trovare un senso della vita anche in solitudine per avere delle risorse proprie, come delle passioni che poi si possono anche condividere o semplicemente portare come ricchezza.
SOTTAZIONE SIMBOLICA
E infine una mossa di sottrazione, sottrazione dai dettami culturali che vogliono la relazione in un certo modo e con certi criteri cancellando tutte le altre. Il femminismo si sottrae al pensiero unico maschile, così ci si può sottrarre al pensiero omologato che racconta anche come deve essere una coppia.
Così il femminismo, la cultura femminista si sposta e va verso un altrove altrimenti. Come Maria Zambrano, un tempo, come lei stessa ha raccontato, mentre a una lezione di filosofia meditava di abbandonare lo studio della materia, vede entrare un raggio di luce e comprende che la filosofia è invece la sua strada. Cosa è successo? Ha visto la luce dall’ombra, ovvero da un'altra prospettiva, da uno sguardo che non era più dentro al pensiero unico ma fuori. Uno sguardo da un altrove che le permetteva di vedere e capire tante cose in più e fare uno spostamento.
L’ESILIO DI MARIA ZAMBRANO E LE SEPARAZIONI
E sulle separazioni? Prendo spunto sempre da Maria Zambrano quando parla di esilio. Una separazione è un po’ come la situazione dell’esiliata esiliato nel pensiero di Zambrano.
Zambrano sostiene che in esilio, una persona lontana dal Paese suo ha l'opportunità di tornare al suo sentire originale. Succede infatti che in esilio si è lontane e lontani dalle proprie certezze, dai punti fermi, da strutture che si avevano patria e ci proteggevano . In esilio è necessario ricollocarsi, ricollocare la parte di sè profonda che è chiamata ad emergere. Nelle separazioni d’amore avviene un processo molto simile: durante una relazione si è in coppia, si ha una parte dell'Altra che protegge, si hanno delle certezze, una collocazione come fidanzata di...
Quando la storia finisce si è un po' come in esilio...cadono le certezze, si è sole soli a contatto con se stessi, con il proprio essere, è necessario ricollocarsi e ritrovare un senso nell’assenza e nella solitudine. Tutto questo è molto doloroso ma Maria Zambrano lo vede come un dono: un dono per la riscoperta di sè e per l'apertura all'altro, al nuovo, all'inaspettato all'impossibile.
SERENA FUART